Il 31 dicembre si è conclusa l’indagine epidemiologica promossa dalla Regione Emilia – Romagna, che dal luglio scorso permetteva ai donatori di sangue che lo desideravano di sottoporsi gratuitamente al test sierologico per individuare la presenza degli anticorpi per infezione da SARS-CoV-2.
Adesione al 70%
Fra luglio e dicembre nel Cesenate sono stati effettuati 5087 test, realizzati non solo in occasione delle donazioni, ma proposti anche ai donatori che si presentavano per gli esami di controllo, le visite o i colloqui. Per completezza di informazione va detto che nella fase iniziale il test veniva proposto ai donatori ‘una tantum’, mentre nella fase autunnale, considerato il mutato quadro epidemiologico, la Regione ha chiesto di riproporre l’esame anche a chi lo aveva già effettuato.
In ogni caso, tenuto conto che in questo periodo Avis Cesena ha registrato oltre 7000 accessi fra donazioni, visite, colloqui ecc., la percentuale di adesione risulta molto alta e si aggira intorno al 70%. In altre parole, possiamo dire che due donatori cesenati su tre, hanno dato il consenso ad effettuare il test.
Scoperto solo un caso con infezione in atto accertata
Molto confortanti anche i risultati per quanto riguarda la diffusione (o, sarebbe meglio dire, la non diffusione) del Coronavirus fra i donatori. Infatti, nonostante siano stati eseguiti oltre cinquemila controlli, sono stati riscontrati solo 100 casi positivi. In alcuni casi il risultato era atteso perché il donatore aveva già ricevuto in precedenza una diagnosi di Covid e risultava ormai guarito. In altri casi, invece, è proseguito il percorso diagnostico per verificare se fosse in atto l’infezione. Ma dopo il tampone naso faringeo, solo un donatore è risultato positivo al Covid.
Ricordiamo, comunque, che scopo dell’indagine era di aiutare a comprendere meglio le modalità di circolazione del virus, e non di garantire la sicurezza della donazione, che risulta assicurata.
Infatti, come riportato dalle Linee di indirizzo regionali per la sicurezza della donazione, tutta la letteratura scientifica disponibile è concorde nell’affermare che non vi sono evidenze di trasmissione trasfusionale del virus, come rilevato in occasione delle precedenti epidemie da virus respiratori (MERS-CoV e SARS-CoV), e che, ad oggi, il rischio di trasmissione trasfusionale di SARSCoV-2 non è documentato.
E adesso, cosa succede?
E’ possibile che prossimamente i donatori risultati positivi vengano contattati per chiedere la loro disponibilità a donare sangue iperimmune, come ha cominciato a prospettare lo staff medico di Avis, mettendo in atto lo specifico progetto della Regione Emilia – Romagna.