“Ho iniziato a donare il 10 dicembre. Il segno dell’ago è ancora fresco”. A raccontarlo, con voce allegra, è Elia Pizzinelli di Savignano. Studente all’ultimo anno del Liceo Classico Vincenzo Monti di Cesena, Elia ha compiuto i diciotto anni a settembre e subito dopo, fra una versione di greco e una di latino, ha attivato la procedura per diventare donatore di sangue.
Come sei arrivato alla decisione di diventare donatore?
“Mio babbo è donatore e fin da quando ero piccolo lo vedevo andare a donare e mi spiegava il significato di questo gesto. Poi, mentre frequentavo le scuole medie, abbiamo fatto alcune lezioni con Rino Faedi dell’Avis di Savignano, che ci ha spiegato come funziona l’associazione, cosa significa donare, ecc. E quel punto ero già convinto: sapevo che al momento giusto sarei diventato donatore anche io. Poi, quando ho compiuto i 18 anni, è stato un mio amico di scuola a ricordarmi che finalmente avevo la possibilità di donare. Quindi con l’aiuto di mio babbo ho intrapreso il percorso per diventare donatore”.
Qual è stata la molla interiore che ti ha portato a questa scelta?
Onestamente, se non avessi avuto l’esempio di mio babbo non so se avrei avuto questa volontà. Nei miei ricordi di bambino sapere che lui andava a donare era una bella cosa, anche perché poi nel giorno della donazione stava a casa e questo mi rendeva contento. Poi sapeva spiegarmi con parole adatte alla mia età il significato del suo gesto. E il fatto che dopo il prelievo gli offrissero una pasta mi sembrava una gran cosa.
Ma è stato molto importante l’incontro alle medie con i volontari Avis”
Perché quell’incontro ti ha colpito?
“Le lezioni di Avis erano vivaci, coinvolgenti, interessanti: i volontari non si limitavano a mostrarci qualche slide e a darci informazioni generali, ma ci raccontavano le loro storie, ci facevano immedesimare, erano convincenti. Avendo un padre donatore, io ho sempre conosciuto Avis, ma per altri miei compagni quello è stato la prima occasione di contatto con l’associazione, e grazie a questa esperienza vissuta quando eravamo ancora ragazzini, diversi di loro poi sono diventati donatori”.
Non sono tanti, però, i neodiciottenni che fanno questa scelta… Cosa si potrebbe fare per avvicinare i ragazzi della generazione Z a donare?
“Credo che molti dei miei coetanei non si avvicinino alla donazione non perché sono indifferenti, ma perché non hanno mai pensato che uno dei privilegi della maggiore età è proprio quella di donar sangue e, in questo modo, fare qualcosa di concreto. Quindi bisogna informarli costantemente, senza mai stancarsi partendo dalle esperienze vissute”.